Il libro di Stephen Covey di cui parleremo è universalmente riconosciuto ormai come uno dei classici dello sviluppo personale per la sua ampiezza e profondità di analisi oltre che per la sua praticità e applicabilità.
Si tratta di un volume che ha venduto milioni di copie e che continua ad essere alla base del lavoro di molti percorsi sulla crescita personale.
Partiamo dal titolo.
Il titolo originale dell’opera è “The 7 habits of highly effective people“.
Qualche annotazione in proposito.
In italiano il titolo è stato tradotto “Le 7 regole per avere successo”. Si utilizza la parola “regola”, rispetto a “habit” (abitudine) che usa l’autore. Conserverò in questi articoli il termine diffuso “regola”, pur con le sue limitazioni rispetto all’originale.
Più complicata la traduzione “successo” utilizzata per “highly effective”. A mio avviso il termine “successo” comporta dei rischi perché sembra essenzialmente legato al concetto di denaro (almeno nella percezione corrente). In realtà S. Covey non ha nel testo un focus sul denaro (pur parlando anche di ambito business), ma si muove ad ampio raggio nella crescita personale con in mente il concetto di alta efficacia.
Fatte queste premesse, veniamo al testo (del quale vi consiglio vivamente l’acquisto perché è un testo davvero pratico, concreto e profondo, ricco di esempi e di fonti di ispirazione).
L’autore, dopo una sezione introduttiva sui principi, sui valori e sui nostri paradigmi, ci spiega che, a suo avviso, il nostro percorso di sviluppo dovrebbe essere quello da dipendenza a indipendenza a interdipendenza (le scorciatoie non sono possibili).
Le prime tre regole (abitudini) puntano all’indipendenza, mentre la 4, la 5 e la 6 puntano alla interdipendenza. Della settima vi dirò in seguito. 🙂
Regola (abitudine) 1 : Sii proattivo.
Il viaggio nel modello di Covey comincia con la proattività. Per comprendere cosa intende esattamente l’autore, ecco le sue parole:
It means more than merely taking initiative. It means that as human beings, we are responsible for our own lives. Our behavior is a function of our decisions, not our conditions. We can subordinate feelings to values. We have the initiative and the responsibility to make things happen.
p. 71
Essere proattivi significa quindi prendere la responsabilità della nostra vita, consapevoli che il nostro comportamento dipende dalle nostre decisioni e non dalle nostre condizioni. Abbiamo perciò la possibilità di mettere al primo punto i valori e fare in modo che le cose accadano.
Se questo significa essere proattivi, qual è il contrario? Il contrario è essere reattivi.
Siamo reattivi ogni volta che ci facciamo guidare dalle circostanze, dall’ambiente attorno a noi, da quello che pensano gli altri invece che dai nostri valori.
A questo proposito credo un esempio calzante sia quello sportivo.
Pensiamo al calcio.
Ci sono squadre chiaramente proattive, che prendono in mano le partite e conducono le danze. Altre squadre sono invece più orientate alla reattività, giocano in difesa attendendo magari la possibilità di un contropiede.
Le prime vincono sempre e le seconde perdono? Naturalmente no. Ma alla lunga senza dubbio (a parità di altri fattori) sono le squadre proattive che vincono i campionati.
Altro esempio che mi viene in mente. Immaginiamo di dover affrontare un esame. Se studio con impegno e dedizione ho buone probabilità di farcela.
E se non ce la faccio? Se sono proattivo analizzo che cosa è andato storto e metto subito in atto i correttivi per puntare nuovamente al risultato.
Se mi comporto in modo reattivo potrei non studiare con il dovuto impegno e magari poi accusare le circostanze o altro per l’insuccesso. È del tutto evidente che questo atteggiamento non porta nulla di buono.
In conclusione, cosa ci raccomanda Covey con la prima regola?
Di prendere le redini della nostra vita, di assumerci le nostre responsabilità con la consapevolezza che alcune cose non dipendono da noi e dobbiamo accettarle con serenità.
Possiamo quindi chiudere con la parte della “preghiera di serenità” adottata dall’Associazione degli Alcolisti Anonimi (anche Covey la riporta nel libro) che credo sintetizzi in modo perfetto il concetto appena esposto.
«Dio, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare le cose che posso, e la saggezza per conoscere la differenza.»
Alla prossima regola! 😉
Interessante davvero, grazie per aver deciso di condividerlo.
Grazie per il messaggio Silvana.
Stay tuned per le prossime regole 😉
Grazie Fabio,
non lo conoscevo ma mi interessa il suo modo di vedere le cose,
Bernie.
Grazie Bernie, concordo, c’è molta saggezza nell’approccio di Covey.
Alle prossime regole! 😉