Per studiare meglio serve… l’Alfa

Cervello

Se per un attimo hai pensato che mi riferisca alle auto… no, non parlo del celebre marchio italiano. 😉

Mi riferisco invece allo “stato alfa” del nostro cervello. Questo organo straordinario attraversa durante le giornata fasi diverse, caratterizzate da differenti frequenze delle onde cerebrali. Lo stato che sperimentiamo più spesso consapevolmente è lo stato Beta (14-30Hz): il normale stato di veglia.

Esiste un ritmo con frequenza più alta (quello Gamma) tipico dello stato di tensione, mentre gli altri ritmi hanno frequenza più bassa: il più lento è il Delta, caratteristico del sonno profondo.

Lo stato cui puntare per studiare meglio è lo stato Alfa (7.5 – 12.5Hz), quello in cui siamo svegli ma molto rilassati. Lo stato di tensione non aiuta infatti lo studio, mentre il rilassamento è la premessa necessaria per avere la mente perfettamente efficiente e pronta a ricevere le informazioni che andremo a studiare.

Probabilmente a scuola non ti è capitato che qualche insegnante ti spiegasse l’importanza dello stato mentale migliore per lo studio (nemmeno a me…).

Ora che invece lo sai, cosa fare concretamente?

Scegli la tecnica di rilassamento che ritieni più adatta a te (man mano ne pubblicherò diverse nel sito) e usala quando vuoi portare la mente nello stato ideale per lo studio.

Ad esempio, prova questa semplice e potente tecnica.

Seduto ad occhi chiusi, prova a respirare tranquillamente portando l’attenzione prima all’aria che entra ed esce dal naso e poi all’addome che si dilata e si restringe. Fallo per 1-2 minuti e poi inizia a studiare: sperimenterai subito il beneficio che ti porta il rilassamento.

Buon rilassamento, dunque, e… buono studio!

PS: fai sentire la tua voce! 😉 Scrivimi nei commenti le tue impressioni.

 

3 pensieri su “Per studiare meglio serve… l’Alfa”

  1. Buongiorno
    Riflettendo su quanto scritto concordo al 100%. Ho trovato molto veritiera ed efficace la parte sul nome.
    Grazie

    1. Buonasera,
      anche questo è un argomento affascinante del quale avevo già sentito parlare. L’esposizione dell’articolo è molto chiara e sobria. Personalmente ritengo che il mio principale problema sia la destrutturazione del pensiero ordinario. Cioè gli esercizi dovrebbero aiutare a resettare la mente e portare nel qui ed ora, tuttavia questa non cede completamente il controllo e parte con il programmare impegni e responsabilità nel futuro “annacquando” il lavoro fatto. Pertanto bisogna aumentare le dosi di impegno e adottare una ferrea costanza altrimenti è facile cadere in estenuanti loop.

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